Vivere il Natale mirando il cielo dalla grotta e guardando il mondo dal presepio

Cari fratelli, cari amici,

anche quest’anno, dal silenzio del monastero, giungano a ciascuno di voi gli auguri di un Natale semplice e vero, capace di abitare il cuore prima ancora che le parole.

Il Natale ci pone davanti a una scena povera e luminosa insieme: una grotta scavata nella roccia, un bambino deposto nella fragilità della carne, un cielo che si apre sopra la terra. «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce» (Is 9,1): la liturgia della Notte ci fa ascoltare questa promessa antica che trova compimento non nel fragore, ma nel segno di un neonato avvolto in fasce.

È da lì che orientiamo il nostro sguardo: mirando il cielo dalla grotta. Non dal trionfo, ma dall’umiltà di Dio che sceglie di “porre la sua tenda in mezzo a noi” (cf. Gv 1,14). Sant’Ireneo di Lione ci ricorda che «la gloria di Dio è l’uomo vivente»: nella carne fragile del Bambino di Betlemme la gloria di Dio non si impone, ma si dona.

Mirare il cielo dalla grotta significa riconoscere che la salvezza non arriva separandoci dalla nostra condizione, ma assumendola. «Oggi è nato per voi un Salvatore» (Lc 2,11): Quell’ “oggi” di Dio entra nella trama dei nostri giorni. Come osserva sant’Agostino: Il Creatore del tempo entra nel tempo perché l’uomo, spesso smarrito nella sua superbia, possa riscoprire la via dell’umiltà.

E poi, guardare il mondo dal presepio. La liturgia del Giorno ci invita a contemplare il Verbo fatto carne, «luce vera che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). In quel Bambino disarmato si manifesta l’umiltà di Dio, che non vince imponendosi, ma affidandosi. Accanto a lui sta Maria, come l’icona silenziosa della Chiesa nascente: colei che contempla, prima di parlare e accoglie prima nell’ascolto che nel grembo. In lei il Verbo trova non solo una carne, ma una fede che si apre; non solo una dimora, ma un cuore reso spazio. Nel suo silenzio vigilante, la Parola prende carne e il cielo si abbassa senza rumore sulla terra.

Il presepio rivela così un contrasto che attraversa la storia: da una parte Dio che si fa piccolo, dall’altra l’uomo che si crede grande. Il Bambino della pace è deposto nel silenzio, mentre il mondo continua a ferirsi con la violenza. Dio sceglie ciò che è fragile; l’uomo, spesso, ciò che è forte. Eppure solo l’umiltà vince, solo l’umiltà salva.

Guardare il mondo dal presepio significa lasciarsi interrogare da questa scelta di Dio: una potenza che non schiaccia, una pace che non si impone, un amore che non costringe. È uno sguardo che libera, che ridà misura ai nostri gesti e verità alle nostre attese.

Dal presepio impariamo così uno sguardo nuovo: quello dei pastori che «andarono senza indugio» (Lc 2,16), poveri ma liberi; quello dei Magi che si mettono in cammino, disarmati davanti a un Re che non ha eserciti. Da prospettive diverse, entrambi riconoscono che la vera grandezza non sta nel possedere, ma nel lasciarsi cambiare.

Il Natale diventa così una scuola di umanità. Anche per chi non condivide pienamente la fede cristiana, resta la forza di questo messaggio: la grandezza che si fa piccola, la potenza che tace, la gloria che si nasconde nella carne. «Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia» (Gv 1,16).

Vi auguriamo allora di vivere questo Natale sostando, almeno per un momento, in quella grotta: lasciando che il cielo riapra l’orizzonte dei vostri giorni e che il presepio - nel silenzio di Maria e nella fragilità del Bambino - diventi misura dei vostri gesti, delle vostre scelte, delle vostre attese.

Con gratitudine per il cammino condiviso, e con la preghiera che ci unisce anche nella distanza,

Buon Natale.

ORARIO Sante messe NATALE in Monastero:

24.12.2025: Messa di Pastori ore 23:00

25.12.2025: Messe ore 8:30 e 10:00

26.12.2025: Messa ore 10