Auguri dal chiostro - Buona Pasqua 2022

“Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui”.

Per noi è verità essenziale della fede credere che Cristo è risorto. San Paolo afferma: “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede”. L’urgente, irrefrenabile, innato desiderio del bene, della verità, della vita, di una pienezza che invece sempre ci sfugge, ci orienta quasi istintivamente verso una novità che sazi finalmente la nostra anima e dia compimento a tutte le nostre migliori aspirazioni. Invece il desiderio diventa brama insaziata, che sconvolge nel profondo, quando tocchiamo con mano in un crudo e triste realismo che non solo non ci sentiamo coinvolti nella Risurrezione del Signore Gesù, ma che invece, da estranei, ci siamo calati in una “passione” dolorosa che diventa per noi martirio del corpo e dell’anima e ci parla soltanto di violenza e di morte. In luogo della vita ci sentiamo avvolti in una coltre spessa e nera che ci avvolge pesantemente. Così, come gramigna, ci invade la paura, ci sentiamo delusi, arriviamo, come in una forte tentazione, a pensare di aver scavato una fossa, una distanza incolmabile tra noi di quaggiù e i beati del Cielo. La “passione” che conduce alla morte ci pone dinanzi allo spettro della croce e al buio del sepolcro.

Se non siamo sorretti e illuminati dalla fede, se non crediamo che il buon Dio ha dato un immenso valore al dolorosissimo martirio del Figlio suo incarnato, che ha fatto diventare testimonianza di amore redentivo quella prima crudelissima passione a cui ha unito tutte le nostre umane passioni, tutto il dolore e i peccati del mondo, se non crediamo che sul Calvario è stato disarmato il male e sconfitta la morte, se non siamo certi che tutti i travagli in tutte le molteplici forme, anche quelle dei nostri giorni, perché assunte e redente da Cristo e così diventate via di salvezza e di redenzione completa di tutte le umane insipienze, non sapremo gioire e godere la Pasqua.

Quindi il nostro primo augurio diventi una fervente preghiera; quella che gli Apostoli rivolsero a Gesù Maestro: “Adauge nobis fidem, aumenta la nostra fede”. La fede, dono divino che illumina tutta l’umana esistenza, unendo gli eventi dell'uomo a quelli divini e celesti. La fede che irrora con la sua luce, con la verità suprema e con l’energia della grazia tutto il nostro mondo, tutta la nostra storia.

Da tempo invece stiamo leggendo l’umana fatua grandezza, gli eventi che ci sovrastano e che ci umiliano con la flebile luce della nostra intelligenza; per questo, ora più che mai, ci sentiamo umiliati, impauriti, confusi, affranti. A pochi affiora l’idea di guardare con superiore saggezza quanto accade in noi, contro di noi e per le nostre colpe; pare fioco e sfiorito l’indispensabile confronto tra i nostri travagli, le nostre malattie, l’insania della ferocia dell’uomo contro l’uomo con la storia sacra che, meglio di ogni mente da senso, significato e luce alla vita.

Ci stiamo accorgendo finalmente che la lontananza da Dio, l’assurda presunzione di poter fare a meno di Lui, Signore e Padre di tutti, ci affoga nel male, fa diventare la nostra vita una interminabile quaresima, ci inchioda sulle nostre croci, non ci consente più di sperare e vivere la nostra risurrezione, la nostra Pasqua. Così la storia diventa inevitabilmente triste.

Facciamo nostra l’antifona natalizia: Levate capita vestra ecce appropinquabit redemptio nostra. Alziamo cuori e menti, volgiamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto, è vicina la nostra redenzione, è prossima la Pasqua. Possiamo riabbracciare la Verità, il primato di Dio nella nostra vita e nella vita del mondo, nella speranza viva di riprendere il cammino con Cristo, a tratti anche sulla via del Calvario, ma sicuramente con Lui sulla via dei risorti.

Così diamo senso e valore ai nostri auguri; così la Pasqua diventa la nostra meta possibile, l’approdo della vita, la certezza di risorgere già nel nostro incedere quotidiano, certi della nostra nascita finale nell’eternità.

Vogliamo augurare a tutti la Pasqua, facciamo così esperienza che l’Amore sofferto e donato ama e fa proprio e redime le storture, le storie sbagliate, gli uomini usciti di strada, gli imbrattati nel branco dei porci. Ama anche gli autori delle guerre coniugando per loro amore e giustizia. Sperimentiamo ancor più che l’Amore ama far festa, ama la Pasqua per coloro che si son sempre ritenuti inadeguati, fuori luogo, persi, ma con la nostalgia del ritorno. Ancora una volta l’Amore vince perché è dono gratuito guadagnato nel martirio e dato gratuitamente.

Dal chiostro: Buona e santa Pasqua a tutti.